02 Gen Storie e curiosità del Natale in Italia
Manteniamo lo spirito natalizio con l’approfondimento di alcune curiosità legate alla condivisione di questa festa speciale.
Ogni famiglia porta avanti le sue usanze e le sue tradizioni, che differiscono soprattutto dalla zona geografica di appartenenza: in questo caso la passione per i viaggi di LBS si dedica all’approfondimento di alcuni aspetti folkloristici del Natale.
Ci sono alcuni “simboli” fondamentali del Natale… Scopriamoli insieme…
L’Albero di Natale
L’albero di Natale ha origini antiche. C’è chi lo fa risalire al 1441, quando nella piazza centrale del Municipio di Tallin – in Estonia – fu eretto un abete gigantesco attorno al quale giovani single ballavano in gruppo alla ricerca dell’anima gemella… Chi a Basilea – in Svizzera – di cui sembra ci siano tracce risalenti al XIII secolo. La tradizione fu comunque ripresa nella Germania del XVI secolo – dove gli alberi venivano decorati con mele e frutta secca- e rimase nelle regioni a nord del Reno fino agli inizi del XIX secolo.
Iniziò a diffondersi nel resto d’Europa a partire dal Congresso di Vienna (1815).
Ma quando è arrivato in Italia l’albero di Natale?
In Italia arrivò nella seconda metà dell’800 grazie alla Regina Margherita di Savoia, che ne fece addobbare uno nel Palazzo del Quirinale, lanciando una vera e propria moda che si diffuse rapidamente in tutta la penisola.
La tradizione vuole che l’albero si addobbi l’8 dicembre e si tolga il 6 gennaio. A Bari però lo si allestisce il 6 dicembre – festa di San Nicola – e a Milano il 7 – festa di Sant’Ambrogio.
Il Presepe
La nascita del presepe così come lo conosciamo è opera di San Francesco d’Assisi.
Nella notte della Vigilia di Natale del 1223 a Greccio – in Umbria – allestì il primo presepe vivente della storia. S. Francesco lo realizzò tra le strade del paesino umbro per un semplice motivo: in quel tempo in chiesa era proibito tenere rappresentazioni sacre, e ottenne quindi da Papa Onorio III il benestare a svolgere una Messa all’aperto.
Il primo presepe con le statuine risale al 1289 e fu opera dello scultore Arnolfo di Cambio, che realizzò otto statuette in legno che rappresentavano la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, e i Magi. Oggi è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Da quel momento in poi tantissimi artisti si cimentarono nella realizzazione di statuette in legno o in terracotta.
I primi furono i toscani, ma ben presto l’usanza si diffuse anche nel Regno di Napoli. Gli artisti napoletani però tra il ‘600 e il ‘700 inserirono la Natività in scorci di vita quotidiana.
Ancora oggi i maestri presepai per eccellenza sono quelli napoletani, e il simbolo di questa tradizione partenopea sono le botteghe di Via San Gregorio Armeno.
Tra le scuole più prestigiose di presepai figurano anche quelle bolognesi e genovesi.
Nel 1800 si diffuse rapidamente in tutto lo stivale e tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 entrò anche nelle case dei borghesi e del popolo.
Il Ceppo di Natale
Si tratta di una delle più antiche tradizioni natalizie risalente addirittura al XII secolo, sviluppatasi nei Paesi del Nord Europa e giunta nel corso dei secoli fino a noi.
Il ceppo di Natale in Italia è una tradizione sentita per lo più nel passato in Lombardia (conosciuta come zocco) e in Toscana (ciocco), soprattutto nella zona della Val di Chiana.
Il capofamiglia, con un brindisi, metteva a bruciare nel camino di casa un grosso tronco di legno che veniva poi lasciato ardere fino all’Epifania.
Del ceppo poi ne veniva conservata una parte come buon auspicio per l’anno successivo.
Babbo Natale, Santa Lucia o Gesù Bambino, chi porta i doni?
Ovviamente al giorno d’oggi Babbo Natale, anche se in alcune zone resiste la tradizione di Santa Lucia, come ad esempio in alcune zone del Nord Italia come Brescia, Bergamo e Verona.
Un tempo, in epoca meno consumistica era invece Gesù Bambino…
Alcuni numeri del Natale: 31 ore (il tempo disponibile per la distribuzione dei regali) – “OHO HOH”: il codice postale di Santa Claus (cittadino canadese dal 2008) – 30.000 lettere: che arrivano ogni giorno nel periodo natalizio all’ufficio postale di Babbo Natale a Rovaniemi, in Finlandia.
Cenone della Vigilia e pranzo di Natale in Italia
L’Italia si divide tra chi da più importanza alla cena della Vigilia e chi invece al pranzo di Natale.
Il Cenone della Vigilia – con successivo scarto dei regali – tombolate e partite a carte, riveste un ruolo più importante rispetto al pranzo di Natale.
Al Centro e al Sud si festeggia di più la Vigilia, nel Nord di più il giorno di Natale.
Il Cenone della Vigilia è rigorosamente a base di pesce perché il 24 dicembre – secondo la religione cattolica – è considerato un giorno di magro, proprio come i venerdì di Quaresima.
I piatti tipici del Natale in Italia sono tantissimi e variano da regione a regione.
Vale la pena ricordare la polenta con il baccalà e il lesso con salsine nel Veneto, l’anguilla al cartoccio in Lombardia, gli agnolotti e il bollito condito con salse in Piemonte.
Per continuare con la carbonade (carne di manzo cotta al vino rosso) in Valle d’Aosta, i canederli e capriolo in Trentino, i tortellini e passatelli in brodo in Emilia Romagna… Per arrivare al brodetto alla termolese in Molise, a fegatini e arrosto di faraona o cappone ripieno in Toscana, agli spaghetti con le vongole e brodo di cappone in Campania, i ravioli ripieni e gli gnocchetti in Sardegna fino alla gallina in brodo e pasta con le sarde in Sicilia.
A Roma c’è l’usanza di preparare per la Vigilia tanto fritto, sia di pesce che di verdure pastellate ma anche ricotta e pane. Per il 25 non mancano mai lasagne o cannelloni, e per secondo abbacchio o maiale al forno.
Una costante però di tutte le tavole italiane sono la frutta secca e i dolci come il panettone, il torrone e il pandoro.
I Dolci del Natale
Nata nella culla della cultura culinaria italiana, LBS è intrinsecamente legata al mondo del food and beverage con la scoperta dei prodotti enogastronomici locali, proprio come i dolci tipici natalizi…
Ogni regione ha i suoi dolci tipici ma nelle case degli italiani, da Nord a Sud, non mancano mai il panettone, il pandoro e il torrone.
Il Panettone
Il panettone è un dolce di Milano. Pare che esistesse già nel 1200, ma la sua storia si perde tra leggenda e realtà.
Una prima leggenda risale alla fine del ‘400 e ha come protagonista Ughetto degli Atellani – figlio di un noto condottiero – che si innamorò di Adalgisa figlia di un pasticcere di nome Toni.
Per stare vicino a lei si improvvisò pasticcere e inventò un pane dolce lievitato con aggiunta di burro e canditi. Il giovane sposò la ragazza e il dolce fu un gran successo al punto che la gente arrivava da ogni contrada per comprare il “pan del Ton”.
La seconda leggenda, risale sempre allo stesso periodo. Alla corte di Ludovico – durante i festeggiamenti per la Vigilia di Natale – fu preparato un dolce a cupola contenente acini d’uva.
Durante la cottura il dolce si bruciò e il cuoco andò nel panico. Un aiutante di nome Toni suggerì di servire ugualmente il pane a cupola presentandolo come una specialità con la crosta.
Gli invitati apprezzarono a tal punto che nacque il “pan del Toni”.
Secondo una tradizione a Milano bisogna conservare un pezzo del panettone del pranzo di Natale e mangiarlo a digiuno il 3 febbraio (San Biagio) insieme alla famiglia come rito propiziatorio contro mal di gola e raffreddore.
Il Pandoro
Il pandoro ha origini veronesi e pare che però che le sue origini risalgano addirittura all’antica Roma.
La ricetta che conosciamo noi è un’evoluzione ottocentesca del nadalin.
Nel 1894 fu però Domenico Melegatti a depositare la ricetta all’ufficio brevetti.
La forma a stella a otto punte è però opera del pittore impressionista Angelo Dall’Oca Bianca.
Il Torrone
Il nome deriva dal latino torreo – abbrustolire – in riferimento alla tostatura delle nocciole che si trovano all’interno del dolce natalizio.
Le origini si perdono nella notte dei tempi. A Benevento veniva già preparato ai tempi dei Sanniti (VII- VI sec. a.C.) ed era conosciuto anche dai romani come attestano alcuni scritti di Tito Livio.
Ai giorni nostri troviamo torroni morbidi e torroni duri, che differiscono tra di loro in base alla cottura dell’impasto e al rapporto tra miele e zucchero.
Particolarmente buono è il torrone sardo, di colore avorio e cucinato senza zuccheri aggiunti, ma solo con miele… Non dimentichiamo la Cubaita di Caltanissetta con pistacchio, miele e mandorle, il torrone tenero al cioccolato di Sulmona, i torroni campani e il torrone classico di Cremona.
Altri dolci natalizi…
Oltre ai classici dolci del Natale in Italia, ogni Regione ha i suoi dolci tipici natalizi.
In Liguria troviamo il pandolce genovese realizzato con acqua, farina, uvetta, canditi e pinoli. In Campania gli struffoli, cioè delle palline di pasta dolce fritte nell’olio o nello strutto e poi decorate con frutta candita e confettini colorati… In Puglia i mostaccioli, speziati e spesso ricoperti con una glassa di zucchero o di cioccolato. In Toscana non manca mai il panforte con mandorle, scorze di agrumi canditi, farina, miele e spezie, o i cantucci morbidi.
Nel Lazio, è quasi d’obbligo mettere in tavola il Panpepato, un impasto a base di frutta secca, uva passa, miele, canditi e cioccolato, leggermente piccante. Si trova spesso anche il Pangiallo (soprattutto nella zona dei Castelli Romani), simile al panpepato ma più dolciastro, e ottenuto da un impasto a base di frutta e fichi secchi, uova e frutta candita. Buonissimi anche i tozzetti viterbesi, simili ai cantucci toscani.
FONTE:
https://www.volagratis.org
Dicembre 2020